Curve chiuse per discriminazione territoriale : norma giusta o sbagliata?

15.11.2013 14:04

La fresca squalifica per due giornate della curva della Juventus dopo il big match di Domenica 10 Novembre contro il Napoli riporta alla ribalta quella che viene considerata come la nuova “piaga” del calcio italiano : la discriminazione territoriale. Questo concetto viene introdotto in Italia dal Consiglio federale il 4 giugno 2013, recependo le disposizioni Uefa sul tema razzismo. In caso di insulti di stampo territoriale la responsabilità oggettiva è del club : le pene prevedono la squalifica della curva interessata e, in caso di recidività, si passa dalla sconfitta a tavolino fino all’esclusione del campionato. La cosa che più incuriosisce è che la discriminazione territoriale è una trovata solamente italiana, come dimostrano le parole del Presidente della Fifa Michel Platini : «La Uefa prevede solo il concetto di discriminazione, poi ogni Federazione, caso per caso, decide. Qualcuno può fare di più, com’è stato il caso dell’Italia. Ma io il concetto di discriminazione territoriale l’ho imparato adesso».  Quindi la Fifa non centra nulla con questa norma che tanto sta facendo discutere, come invece volevano farci credere.

Combattere ogni forma di intolleranza deve essere una prerogativa dell’Organo Federale,  soprattutto in Italia dove i casi di razzismo sono all’ordine del giorno, ma nutre molti dubbi una norma che, oltre a non risolvere il problema, svuota degli stadi già vuoti e rende le curve più potenti di prima, mettendo in completo ostaggio tante società. I media, complici di questo teatrino del paradosso, ultimamente stanno dando grande risalto a cori discriminatori nei confronti della città di Napoli, mentre per anni hanno sempre ignorato quelli che colpiscono altre parti d’Italia, come ad esempio i sardi, da sempre oggetto di metafore parafiliache legate alla loro cultura pastorale.

L’aspetto che rende ancora più paradossale tutto ciò è che quelli che sembrano essere i maggiori destinatari da questi “cori discriminatori”, ovvero i tifosi napoletani, stanno sbeffeggiando la norma esponendo striscioni che citano gli insulti più in voga nei loro confronti, certificando la solidarietà tra le curve contro la Lega Calcio.  Trovare quindi un senso a questa norma rimane sempre più difficile, la quale sta dividendo l’opinione pubblica tra favorevoli e contrari. Non si capisce come mai sfottò che prima venivano tacciati come folkloristici, dall’oggi al domani siano diventati di vitale importanza. Sicuramente la sfida lanciata dagli ultrà al sistema non finirà qui, e questi cori, comunque deprecabili, continueranno a risuonare negli stadi italiani. L’unica speranza che ci rimane è che il Vesuvio, spesso tirato in ballo in questi cori, continui nel suo stadio di quiete e non ascolti le inopportune richieste di molti ultrà.

 

Andrea Lorettu